Effetto biologico delle radiazioni Insieme di effetti osservati quando le radiazioni ionizzanti interagiscono con i tessuti viventi, trasferendo la loro energia alle molecole che costituiscono le strutture cellulari. Come risultato, le funzioni della cellula possono essere temporaneamente o permanentemente danneggiate, oppure la cellula può essere completamente distrutta. La gravità del danno dipende dal tipo e dalla dose di radiazione, dalla velocità a cui la dose è stata assorbita e dalla sensibilità alle radiazioni del tessuto interessato. Gli effetti sono gli stessi, sia che la fonte radioattiva sia posta all'esterno o all'interno del corpo.
Benché gli effetti delle radiazioni ionizzanti siano cumulativi, una dose elevata di radiazioni, emessa rapidamente, può a volte differire, nei danni prodotti, da una stessa dose, liberata lentamente. L'esposizione protratta è, infatti, meglio tollerata poiché alcuni dei danni possono essere riparati da appositi sistemi cellulari, quando l'esposizione è ancora in corso. Se la dose è, tuttavia, sufficiente a provocare effetti clinici gravi, la riparazione può comunque non essere sufficiente. L'esposizione a dosi di radiazioni, insufficienti a causare la distruzione delle cellule, può comunque indurre modificazioni cellulari che possono avere effetti clinici rilevabili solo dopo alcuni anni.
2 EFFETTI ACUTI
Dosi elevate di radiazioni su tutto il corpo provocano un caratteristico schema di lesioni. Le dosi sono misurate in gray: un gray (Gy) è uguale alla quantità di radiazione che libera l'energia di un joule per un chilogrammo di materia. Un'esposizione a dosi maggiori di 40 Gy danneggia gravemente il sistema vascolare dell'uomo, causando edema cerebrale, shock, disturbi neurologici e morte entro 48 ore. L'esposizione di tutto il corpo a dosi da 10 a 40 Gy causa danni vascolari meno gravi, ma provoca la perdita di liquidi ed elettroliti nello spazio intracellulare e nel canale digerente; la morte avviene entro 10 giorni, come conseguenza dello squilibrio liquido ed elettrolitico, della distruzione del midollo osseo e di eventuali infezioni. L'assorbimento nell'uomo di dosi da 1,5 a 10 Gy provoca gravi lesioni al midollo osseo, che portano a infezione ed emorragie; la morte, se sopravviene, può essere attesa da 4 a 5 settimane dopo l'esposizione e in genere colpisce circa la metà dei pazienti che sono stati colpiti al midollo osseo. Gli effetti di queste dosi relativamente basse possono, talvolta, essere curati in modo soddisfacente.
L'assorbimento accidentale di radiazioni da parte di piccole parti del corpo rappresenta la forma di esposizione più comune e provoca un danno tissutale localizzato. I danni ai vasi sanguigni delle aree esposte causano disturbi alla funzione dell'organo e, a dosi maggiori, necrosi (morte localizzata dei tessuti) e gangrena.
Il danno provocato da fonti di radiazioni emesse da sorgenti interne non sembra causare effetti acuti, ma piuttosto fenomeni ritardati, che dipendono dall'organo bersaglio, dall'emivita e dal comportamento biochimico dell'isotopo radioattivo, nonché dalle caratteristiche della radiazione. Le conseguenze possono comprendere degenerazione o distruzione del tessuto irradiato, oppure varie forme di cancro.
3 EFFETTI RITARDATI
Gli effetti ritardati non maligni delle radiazioni ionizzanti si manifestano in molti organi (soprattutto midollo osseo, reni, polmoni e cristallino dell'occhio) sotto forma di modificazioni degenerative e di danneggiamento delle funzioni. L'effetto ritardato più importante dell'esposizione a radiazioni è, tuttavia, l'aumento dell'incidenza delle forme di cancro e leucemia che colpiscono naturalmente i soggetti non esposti. Aumenti statisticamente significativi di leucemia e di cancro alla tiroide, al polmone e alla mammella sono stati dimostrati con certezza solo in popolazioni esposte a dosi relativamente alte (maggiori di 1 Gy). Effetti non specifici di diminuzione della durata di vita, suggeriti dai risultati di esperimenti su animali di laboratorio, non sono stati ancora dimostrati nell'uomo.
4 RADIAZIONI NON IONIZZANTI
Le radiazioni da radio-frequenze, da sorgenti come linee ad alta tensione, radar, reti di comunicazione e forni a microonde, non sono ionizzanti e quindi non sono considerate pericolose, se non a dosi altissime, in grado di causare bruciature, cataratta, sterilità temporanea e altri effetti nocivi. Con la diffusione nell'ambiente di un numero sempre maggiore di strumenti che emettono questo tipo di radiazioni, i possibili effetti di un'esposizione a lungo termine a bassi livelli di radiazioni non ionizzanti hanno cominciato a essere oggetto di indagine di numerose ricerche scientifiche. Questi studi non sono, tuttavia, ancora maturi a sufficienza per produrre dati conclusivi sulla pericolosità di queste fonti. Microsoft ® Encarta ® Enciclopedia Plus. © 1993-2002 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.- Articoli -
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