Danni ambientali:

Analisi costi - benefici dei danni ambientali, provocati dall'aumento dell'inquinamento acustico e dell'inquinamento atmosferico, e un confronto con i benefici economici che ne deriverebbero. Vista la difficoltà di quantificare i "costi" sociali, le considerazioni politiche finiscono col pesare tanto quanto i risultati dell'analisi costi-benefici.

Anche le società ricorrono all'analisi costi-benefici, sia per valutare l'opportunità di effettuare un determinato investimento, sia per stimare fattori difficilmente misurabili come, ad esempio, la reazione della forza lavoro allo spostamento dell'attività produttiva in un nuovo stabilimento.

L'analisi costi-benefici può anche prendere in considerazione ciò che si sacrifica rinunciando a impieghi alternativi: ad esempio, se si investe una somma in un immobile, l'interesse che si potrebbe invece ottenere depositando quella somma in banca.

FONTI DI FINANZIAMENTO

I fondi della Banca mondiale derivano essenzialmente dalle sottoscrizioni o dall'acquisizione di quote azionarie del capitale. Ciascun paese membro deve acquisire un numero minimo di azioni, che varia in base alla solidità della sua economia. Non tutti i fondi sottoscritti sono immediatamente a disposizione della Banca: solo l'8,5% del capitale sottoscritto da ogni membro viene realmente versato. Il residuo deve essere saldato solo se, e nella misura in cui, la Banca lo richieda per pagare le sue obbligazioni ai creditori. Non si è mai verificata l'esigenza di richiedere il versamento di capitali. I fondi d'esercizio della Banca provengono dalla vendita delle sue obbligazioni fruttifere nei mercati mondiali, dal rimborso dei prestiti precedenti e dai profitti sulle sue operazioni. Essa è stata costantemente in attivo a partire dal 1947.

Tutti i poteri della Banca sono conferiti a un consiglio di amministrazione, che comprende un amministratore per ciascuno stato membro. Il consiglio si riunisce almeno una volta all'anno. Gli amministratori delegano gran parte dei loro poteri a ventuno direttori esecutivi, che si incontrano regolarmente presso la sede centrale della Banca, a Washington. Cinque di loro sono nominati dai cinque stati che detengono il numero più elevato di quote del capitale della Banca. I restanti sedici sono eletti dagli amministratori degli altri paesi membri e rimangono in carica per due anni. I direttori esecutivi sono guidati dal presidente della Banca mondiale, che essi eleggono per un periodo di cinque anni e che non deve essere né un amministratore, né un direttore.

BIRS o Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo Organismo internazionale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, istituito nel 1945, insieme con il Fondo monetario internazionale, con l'entrata in vigore degli Statuti della conferenza di Bretton Woods.

In base all'atto istitutivo, la BIRS, nota anche come Banca mondiale, favorisce la ricostruzione e lo sviluppo dei territori dei paesi membri facilitando l'investimento di capitale a scopi produttivi; promuove l'investimento privato estero, fornendo garanzie o partecipando a prestiti; integra l'investimento privato, erogando a condizioni convenienti risorse finanziarie da destinare a scopi produttivi.

La Banca accorda prestiti solo ai paesi membri, con l'obiettivo di finanziare specifici progetti. Prima di accordare un prestito, consulenti ed esperti della Banca valutano se il potenziale beneficiario sia in grado di soddisfare le condizioni prescritte. Queste sono per la maggior parte intese ad assicurare che i prestiti vengano impiegati proficuamente e che possano essere rimborsati. La Banca pone come condizione che il beneficiario, per quel particolare progetto, non possa ottenere un finanziamento presso nessun'altra fonte; inoltre, esige che il progetto sia tecnicamente realizzabile ed economicamente remunerativo. Per garantire il rimborso, gli stati membri devono farsi garanti dei prestiti concessi a imprese private situate all'interno dei loro territori. Una volta erogato il prestito, la Banca richiede al mutuatario e ai propri osservatori resoconti periodici sull'utilizzo del prestito e sull'andamento del progetto.

Nell'immediato dopoguerra la Banca mondiale accordò prestiti soprattutto alle nazioni europee, per finanziare la ricostruzione delle industrie danneggiate o distrutte durante la seconda guerra mondiale. Dalla fine degli anni Sessanta, la maggior parte dei prestiti è andata invece a paesi in via di sviluppo in Africa, Asia e America latina. La Banca porge particolare attenzione ai progetti che possono portare benefici diretti alle classi più povere di queste nazioni, aiutandole ad aumentare la produttività e ad accedere a generi e servizi di prima necessità come acqua, risorse alimentari, attrezzature per lo smaltimento dei rifiuti, cura della salute, pianificazione familiare, istruzione e alloggi.

 

AFFILIATE

La Banca ha due affiliate: la Società finanziaria internazionale, fondata nel 1956, e l'Associazione internazionale per lo sviluppo, istituita nel 1960. Prerequisito per diventare membri di uno o dell'altro organismo è l'appartenenza alla Banca mondiale. Le tre istituzioni condividono il medesimo comitato direttivo.

L'Associazione si occupa della concessione dei prestiti ed è progettata per fornire mezzi finanziari allo sviluppo di quei paesi che non possono accedere ai prestiti ai tassi di interesse di mercato. I suoi prestiti agevolati hanno scadenze più lunghe di quelli della Banca e non comportano il pagamento di interessi: viene addebitata solo una commissione annuale dello 0,75%. La Società finanziaria internazionale dipende dai contributi versati dai suoi membri più ricchi e dai trasferimenti di risorse dalla Banca.

RISULTATI

Negli anni Novanta la Banca mondiale è stata pesantemente criticata per gli scadenti risultati ottenuti sul fronte dello sviluppo economico e, in particolare, per i danni sociali e ambientali provocati dai progetti che essa ha lanciato nei paesi del Terzo Mondo. La stessa Banca ha ammesso di aver compiuto notevoli errori e il suo ruolo nella promozione dello sviluppo è stato ridimensionato dal vasto afflusso di capitali privati, impiegati in progetti redditizi nei paesi in via di sviluppo; tuttavia, permane la necessità del suo intervento in alcune aree non remunerative, quali ad esempio la sanità e l'istruzione.


Problemi e tutela dell’ambiente


Dominica In base all'indicatore dell'ONU, che mette in relazione il reddito nazionale con il costo dei danni causati da disastri ambientali, la Dominica risulta uno dei paesi più soggetti a calamità. Ciò è dovuto principalmente al fatto che l'isola è esposta a violenti uragani, specialmente durante i mesi estivi. Le abbondanti precipitazioni contribuiscono alla ricchezza e alla fertilità delle foreste, la cui protezione è promossa e sostenuta dal governo, che in tal modo contribuisce a tutelare la biodiversità dell'isola. Il Parco nazionale Morne Trois Pitons, una vasta distesa di foresta tropicale caratterizzata da sorgenti termali, laghi d’acqua dolce e cinque vulcani è un World Heritage Site dal 1997.

La Dominica ha ratificato accordi internazionali sull’ambiente in materia di biodiversità, desertificazione, specie in via d’estinzione e protezione dell’ozonosfera.

Spagna Numerosi sono i fattori di minaccia ambientale e le problematiche inerenti alla conservazione dell'ambiente. La deforestazione, l'erosione dei suoli, l'inquinamento dei fiumi, dovuto anche all’accresciuto impiego dei fertilizzanti azotati, così come la coltivazione abusiva di terre protette, la desertificazione in zone agricole mal gestite e la salinizzazione del suolo nelle aree irrigate, sono alcuni dei problemi cui deve far fronte il paese. Il turismo, importante fonte di entrate per la nazione, ha anch’esso pesanti ripercussioni sull'ambiente. Le aree protette sono minacciate dallo sviluppo urbanistico mal pianificato e la scarsa efficienza degli impianti di scarico e di trattamento delle acque è causa di inquinamento grave, specialmente nei mesi estivi sulle coste mediterranee.

Nel 1998 nel sud del paese si verificò una grave perdita di sostanze tossiche provenienti dal bacino artificiale di una miniera aurifera. Nonostante i tentativi fatti per deviare la perdita dal Parco nazionale Doñana (World Heritage Site e importante zona umida protetta), verso il Guadalquivir e quindi nell'oceano Atlantico, i danni ambientali furono ingenti. Si stima che le acque inquinate provenienti dalla perdita abbiano minato la sopravvivenza di milioni di uccelli, animali selvatici e causato gravi perdite economiche all’agricoltura locale.

La Spagna partecipa alla Convenzione di Ramsar sulla salvaguardia delle zone umide e alla World Heritage Convention (Convenzione per il patrimonio culturale mondiale). Sono inoltre state istituite riserve della biosfera nel quadro del programma MBA (Man and the Biosphere, l'uomo e la biosfera) dell'UNESCO. La Spagna ha ratificato il Protocollo Ambientale Antartico, il Trattato Antartico e il Trattato per il Legname Tropicale del 1983 oltre a numerosi accordi internazionali sull'ambiente concernenti l'inquinamento atmosferico, la biodiversità, il cambiamento del clima, le specie in via d'estinzione, le modificazioni dell'ambiente, i rifiuti tossici e nocivi, lo scarico dei rifiuti in mare, la vita marina, l’abolizione dei test nucleari, la protezione dell’ozonosfera, l'inquinamento di origine navale e la salvaguardia delle balene.

Il paese ha istituito numerose aree protette per gli uccelli selvatici ai sensi della relativa direttiva europea e alcuni siti marini protetti nel quadro del Piano di azione per il Mediterraneo. Le aree protette, fra cui nove parchi nazionali e alcun siti più piccoli a regime speciale di conservazione, assommano all' 8,4% (1997) circa del territorio. Tra i principali parchi nazionali si citano il parco nazionale Tablas de Daimiel e il parco nazionale Aigües Tortes.

Shetland Clima. Nonostante si trovino solo 644 km a sud del Circolo polare artico, le isole hanno un clima relativamente temperato grazie all'influsso della Corrente del Golfo e raggiungono temperature medie di 3 °C in inverno e di 13 °C in estate. L'imperversare di forti venti continui e di tempeste di mare rende infide queste acque, come dimostrò il disastro della petroliera Braer, che, sospinta contro gli scogli all'estremità meridionale delle Shetland nel 1993, causò fortunatamente danni ambientali meno gravi del previsto.

Nuova Guinea.Dopo la seconda guerra mondiale, la metà orientale dell'isola fu amministrata dall'Australia, che sostenne la creazione di istituzioni democratiche per preparare il passaggio all'indipendenza. Nel 1972 a Papua venne formato un governo centrale, e l'anno seguente i territori di Papua e Nuova Guinea diedero vita allo stato di Papua Nuova Guinea.

Il nuovo stato fu subito attraversato da istanze secessionistiche, anche se l'introduzione di una struttura governativa provinciale nel 1976 sembro averne ridotto la portata. Nel 1988 tuttavia si acuirono i contrasti tra governo centrale e il movimento separatista dell'isola di Bougainville, ricca di giacimenti di rame, la cui estrazione a opera di compagnie multinazionali aveva provocato grossi danni ambientali.

In Slovacchia, oltre a zinco, rame, ferro e magnesite, la risorsa più comune e redditizia è costituita dal carbone e dalla lignite, il cui impiego, oltre all'attività estrattiva, ha prodotto gravi danni ambientali compromettendo altresì la salute della popolazione. All'inizio del 1993 il governo ha reso operativa una legge destinata a ridurre l'inquinamento presente nel paese ma, nonostante questi sforzi, i giacimenti carboniferi possiedono ancora una vitale priorità economica.

Miniere di rame, Irian Jaya, Nuova Guinea
La miniera di rame a Tembagapura, nella provincia di Irian Jaya, in Indonesia, è la più grande del mondo. In seguito alle operazioni di estrazione la cima della montagna è stata letteralmente spianata. La miniera, unica risorsa di una zona remota e scarsamente popolata, è stata spesso un obiettivo dell'organizzazione secessionista Operasi Papua Merdeka (Movimento per la liberazione di Papua), che si opponeva alle multinazionali accusandole di aver procurato enormi danni ambientali con le operazioni di estrazione del metallo.

Dopo avere sopportato decenni di guerra civile, il Mozambico è ora uno dei paesi più poveri al mondo; durante il lungo conflitto civile, l'ambiente del paese fu ampiamente trascurato. Con la firma di un trattato di pace nel 1992 e le elezioni aperte a diversi partiti nel 1994, il Mozambico ha iniziato a porre rimedio ai danni ambientali causati dalle guerre.

Durante il conflitto civile, in Mozambico, furono posati milioni di mine terrestri. Secondo l'ONU, nelle zone rurali del paese rimangono tuttora sepolte 3 milioni di mine terrestri inesplose. I grandi animali oggetto di caccia, come gli elefanti, spesso sono stati feriti o uccisi dall'esplosione di mine. L'ONU ha istituito programmi di formazione nel paese per aiutare la popolazione del Mozambico a rimuovere e distruggere in maniera sicura le mine terrestri inesplose. Nel 1997 il Mozambico ha messo al bando la produzione, la vendita e il trasporto di mine terrestri antiuomo.

Dalla fine del conflitto civile in Mozambico sono stati istituiti numerosi grandi parchi nazionali e riserve naturali in zone che in precedenza erano campi di battaglia. Le foreste coprono il 39% (2000) del Mozambico e il paese è abitato da 41 (2001) specie minacciate di estinzione. I maggiori parchi nazionali sono il Gorongosa, il Zinave e il Banhine.

Soltanto lo 0,1% (1999) del territorio del Mozambico è irrigato e il 4% (1999) del terreno è coltivabile. I ricorrenti periodi di siccità contribuiscono alla desertificazione del terreno agricolo. Poiché la popolazione del paese cresce a un tasso annuo del 1,13% (2002), le risorse e l'ambiente del Mozambico continueranno a essere sotto pressione.

Il Mozambico ha ratificato trattati internazionali a tutela della biodiversità, delle specie in via d'estinzione e dell'ozonosfera . Ha aderito alla Convenzione sui World Heritage Sites e alla Convenzione Africana sulla Natura e sulle Risorse Naturali.

La Russia, secondo paese al mondo per produzione di energia, trae il 66,31% del proprio fabbisogno energetico da combustibili fossili, il 19,79% da impianti idroelettrici e il 13,90% da energia nucleare (1999).

La combustione del carbone ha provocato a lungo andare problemi ambientali quali l'inquinamento atmosferico e l'effetto delle piogge acide sugli ecosistemi. Vaste aree coltivabili del paese subiscono la salinizzazione dei suoli, l'erosione e l'inquinamento di origine industriale. I controlli sull'inquinamento provocato dalle attività industriali ed estrattive sono stati spesso inadeguati e la contaminazione di fiumi, laghi e suoli è ampiamente diffusa. Recenti riforme incoraggiano, tuttavia, gli investimenti in campo ambientale e la diffusione di tecnologie meno obsolete; alcune città hanno definito piani di protezione ambientale a lungo termine. Un maggiore ricorso al gas naturale, inoltre, ha abbassato sensibilmente i livelli di inquinamento negli ultimi anni.

L'Unione Sovietica controllava un sistema di centrali nucleari piuttosto esteso. Gli impianti, tuttavia, non erano in buona parte rispondenti agli standard di sicurezza necessari. Venivano, inoltre, adottati metodi inadeguati per lo stoccaggio delle scorie radioattive. Vari incidenti, spesso occultati dal governo, hanno provocato danni ambientali di vaste proporzioni. Nel 1986 l'esplosione di un reattore della centrale di Cernobyl, in Ucraina, che coinvolse anche gran parte dell’Europa, contribuì a sensibilizzare l’opinione pubblica russa sulla pericolosità delle radiazioni.

Dopo la dissoluzione dell’URSS si è scoperto che una delle aree più fortemente contaminate da depositi di scorie e impianti per riprocessare materiali di rifiuto radioattivi è la provincia di Celjabinsk, a ridosso degli Urali meridionali. Il governo russo ha recentemente ammesso la vecchia pratica sovietica di gettare i reattori esausti nel Mar Glaciale Artico, contaminando così vaste aree di habitat marino. A ciò si aggiungono i reattori autofertilizzanti, che contribuiscono a incrementare le riserve di plutonio. Ancora nel 1992 in Russia erano in funzione almeno nove impianti a rischio. Le difficili condizioni finanziarie in cui versa il paese rendono ardua qualsiasi azione seria di risanamento. Attualmente i reattori nucleari attivi sono 29 (2001).

Un quarto delle riserve di legname della Terra si trovano in Russia. Le foreste coprono il 50,4% (2000) del territorio del paese, ma è in atto un processo di deforestazione. Con la recente adozione del sistema di libero mercato si è evidenziato il conflitto fra gli interessi ambientali e quelli dell'industria. Lo stato sta vendendo le proprie riserve boschive a società multinazionali, al fine di procurarsi valuta; particolarmente a rischio sono i vasti e fragili ecosistemi della Siberia, dove si trova la maggiore estensione mondiale di foresta vergine. In questa regione e nelle aree adiacenti si trovano 25.000 varietà di piante vascolari, 1100 di briofite, quasi 200 specie di anfibi e rettili, 765 di uccelli e 360 di mammiferi. Si stima che il 10% della fauna sia in via d'estinzione: tra le 113 specie a rischio 2001 vi è la tigre siberiana.

Le zone protette, pari al 3,1% (1997) del territorio russo, sono costituite da 89 aree speciali scientifiche di conservazione della natura (zapovedniki), 24 parchi nazionali e numerosi piccoli monumenti naturali. Le zapovedniki sono aree allo stato naturale con limitato accesso al pubblico che detengono un ruolo particolarmente rilevante nella conservazione della biodiversità. 25 (2001) aree protette sono state designate Riserve della biosfera nel quadro del programma MAB (Man and the Biosphere, l’uomo e la biosfera) dell’UNESCO.

I parchi nazionali, parte integrante dell'industria turistica e fonte di buone entrate, sono amministrati dal Servizio forestale russo, che organizza numerose attività ricreative e si occupa della gestione delle risorse. Tra i parchi nazionali più estesi vi sono il Tunkinskiy (1991), al confine con la Mongolia, il Pribaikalskiy (1986), sul lago Bajkal, e il Vodlozerskiy (1991), tra la Repubblica di Carelia e la provincia di Arcangelo. Piccole riserve, inoltre, proteggono ecosistemi particolari o singole specie, mentre alcune sono state costituite come aree protette all'interno di città o zone tampone intorno a regioni particolarmente delicate. La prima riserva naturale fondata da privati è il Parco naturale Muravievka, istituito nel 1992 presso il bacino di drenaggio del fiume Amur come joint venture fra la International Crane Foundation (Stati Uniti), la Wild Bird Society (Giappone) e il programma Fiume Amur dell'Unione socio-ecologica. Nel paese vi sono 14 World Heritage Sites, tra cui una delle più importanti regioni vulcaniche del mondo in Kamchatka (1996), una tra le più estese aree boschive d’Europa, la foresta vergine dei Komi (1995), nella regione dei monti Urali, e il più antico e profondo bacino naturale del mondo, il lago Bajkal (1996).

La Russia ha ratificato il Trattato Antartico, la Convenzione sul diritto del mare e il Trattato per il legname tropicale del 1983, oltre a numerosi importanti accordi internazionali sull'ambiente in tema di inquinamento atmosferico, biodiversità, cambiamento del clima, specie in via d'estinzione, caccia alle balene, modificazioni ambientali, smaltimento dei rifiuti nocivi, eliminazione degli scarichi in mare, abolizione dei test nucleari, protezione dell’ozonosfera e tutela delle zone umide.

Kiribati è quasi interamente circondato da barriere coralline; queste rappresentano un'importante risorsa per il turismo e l’habitat della flora e della fauna marina. La pesca intensiva, in notevole espansione negli ultimi anni, le ha però danneggiate gravemente. La disponibilità di acqua potabile e le condizioni igieniche sono buone nelle aree urbane, dove risiede un terzo circa della popolazione, ma i periodi di siccità restano comunque un problema persistente. L'isola di Banaba è stata abbandonata da molti abitanti a causa dei danni ambientali provocati dalle attività di estrazione di fosfati. Il governo ha ratificato accordi internazionali sull’ambiente in materia di biodiversità, desertificazione, specie in via d’estinzione e protezione dell’ozonosfera.

Polonia. Lo sviluppo rapido dell’industria pesante nel periodo sovietico ha causato danni ambientali cospicui in tutto il territorio, e in particolare nella regione fortemente industrializzata della Slesia. La situazione è migliorata dal 1989, grazie al declino dell’industria pesante e alle leggi ambientali varate dal governo. L’inquinamento atmosferico, nondimeno, rimane un problema molto serio. Le emissioni di biossido di zolfo provenienti dalle centrali a carbone favoriscono fa formazione di piogge acide, che hanno già provocato danni rilevanti sui tre quarti degli alberi della Polonia. Un ulteriore problema è l'inquinamento delle acque causato dai composti chimici usati in agricoltura oltre che da scarichi industriali e urbani. Anche le coste del mar Baltico sono fortemente colpite.

La Polonia ha ratificato la WHC (World Heritage Convention, Convenzione per il patrimonio culturale mondiale), la Convenzione di Ramsar sulla salvaguardia delle zone umide di importanza internazionale, il Trattato Antartico e altri accordi internazionali che hanno per oggetto l'inquinamento atmosferico, il cambiamento del clima, le specie in via d'estinzione, le modificazioni dell'ambiente, i rifiuti pericolosi, lo scarico dei rifiuti in mare, l’abolizione dei test nucleari, la protezione dell’ozonosfera, l’eliminazione degli scarichi in mare e la salvaguardia delle balene. A livello locale, la Polonia è impegnata nella protezione delle risorse marine nel quadro della Convenzione Baltica e nella tutela del patrimonio culturale europeo con la Convenzione di Berna.


La Nuova Zelanda
è caratterizzata da una notevole biodiversità e la maggior parte delle specie animali e vegetali sono endemiche. Le sue risorse naturali, in passato molto abbondanti, sono state sottoposte a un intenso sfruttamento fin dall'arrivo, nel IX secolo, dei primi coloni, i maori che insieme agli europei contribuirono al declino di molte specie. Le grandi foreste di pini kauri vennero incendiate per far posto ai pascoli e molte specie di animali, come il moa, un uccello gigante simile allo struzzo, si estinsero. La foresta occupa oggi il 29,7% della superficie totale del paese (2000ed è composta in gran parte di palme, felci arboree e conifere.

Nel 1987 l'amministrazione dei programmi di conservazione ha riunito un certo numero di zone protette in un sistema più efficiente gestito centralmente e ha notevolmente ampliato la loro estensione. Il 23,6% (1997) del territorio è protetto, essendo posto sotto la tutela di diversi parchi nazionali e di numerose altre riserve; tra i principali parchi nazionali ricordiamo il Tongariro, World Heritage Site dal 1990 e il Fiordland. Il governo della Nuova Zelanda cerca di garantire un uso sostenibile delle risorse naturali, coinvolgendo nelle decisioni anche i maori e gli iwi.

Le minacce più gravi all'ecologia della Nuova Zelanda vengono dalle specie importate. Sono stati introdotti circa 2000 animali non originari, fra cui almeno 30 specie di uccelli, 20 specie di mammiferi, alcune specie di insetti europee come vespe e bombi. Gli animali introdotti che creano più problemi sono gli opossum e le capre selvatiche. Le piante non originarie rivaleggiano per numero con quelle indigene. In alcune zone le conifere sono particolarmente invasive e fanno rapidamente scomparire la flora indigena.

La Nuova Zelanda si è attivata dal punto di vista ambientale nell'oceano Pacifico Meridionale, essendo firmataria di diversi importanti accordi sulla conservazione, che riguardano soprattutto gli habitat marini. Fra gli altri accordi ambientali internazionali ratificati vi sono quelli relativi al Protocollo Ambientale Antartico, al Trattato Antartico, alla biodiversità, al cambiamento del clima, alle specie in via d'estinzione, alle modifiche dell'ambiente, ai rifiuti pericolosi, allo scarico dei rifiuti in mare, all’eliminazione dei test nucleari, alla protezione dell’ozonosfera, al Trattato per il Legname Tropicale del 1983, alle zone umide e alla caccia alla balena.

Trasporto marittimo Navi cisterna e petroliere

Petroliera Il trasporto del petrolio in tutto il mondo avviene principalmente via mare, per mezzo di grandi navi cisterna come questa. La capacità delle moderne petroliere, che superano i 345 m di lunghezza, è superiore alle 2000 tonnellate.Hutchison Library

Le navi cisterna, progettate specificamente per portare carichi liquidi, solitamente petrolio (in tal caso prendono comunemente il nome di petroliere), sono diventate giganti multicompartimentati di milioni di tonnellate. Nonostante le mostruose dimensioni, la loro costruzione è relativamente semplice. Un problema rilevante che riguarda le superpetroliere è rappresentato dagli ingenti danni ambientali che si verificano in caso di fuoriuscite accidentali di petrolio, dovute a collisioni, danneggiamenti causati da tempeste o da altri fenomeni. Le petroliere sono navi private o a nolo. Le cosiddette superpetroliere superano le 100.000 tonnellate di portata lorda; vengono impiegate per trasportare il petrolio greggio dai campi petroliferi alle raffinerie. I prodotti raffinati, come la benzina, la paraffina e gli oli lubrificanti, vengono distribuiti da chiatte e da petroliere più piccole, generalmente con portate lorde inferiori alle 30.000 tonnellate.

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