8 POSSIBILI TERAPIE
I mezzi tradizionali per il trattamento del cancro sono la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia.
8.1 Intervento chirurgico
Il principale approccio alla cura del cancro è l'asportazione di tutte le cellule maligne tramite intervento chirurgico. In passato ciò significava rimuovere tutto il tessuto interessato e il più possibile del tessuto potenzialmente compromesso, compresi i tessuti e i linfonodi circostanti. Oggi per alcuni tumori, ad esempio per il cancro della mammella, questo tipo di chirurgia invasiva (che, nel caso dell'asportazione della mammella, prende il nome di mastectomia) è stata perlopiù abbandonata. Il miglioramento delle tecniche chirurgiche, l'approfondimento della conoscenza della fisiologia e i progressi nell'anestesia permettono oggi di eseguire interventi chirurgici meno estesi, con guarigione più rapida e minore invalidità successiva. Tuttavia, molti tipi di cancro al momento della diagnosi sono in uno stadio troppo avanzato per essere asportati chirurgicamente. Se l'estensione locale interessa tessuti contigui che non possono essere sacrificati, o se sono presenti metastasi distanti, la chirurgia non può curare il cancro. Anche quando è chiaro che la guarigione chirurgica non è possibile, l'intervento può comunque alleviare i sintomi, dati, ad esempio, dall'ostruzione di organi importanti, e ridurre le dimensioni del tumore nel tentativo di migliorare la risposta del paziente alla successiva radioterapia o chemioterapia.
8.2 Radioterapia
La sensibilità dei tumori alla radioterapia, ossia al "bombardamento" del tessuto mediante radiazioni, è molto variabile. Un tumore è definito sensibile quando è più vulnerabile all'effetto delle radiazioni rispetto ai tessuti normali che lo circondano. Quando questo tipo di tumore è facilmente raggiungibile (ad esempio, un tumore superficiale o un tumore localizzato in un organo come l'utero, nel quale è possibile introdurre una fonte di radiazioni) può essere curabile con la radioterapia. Poiché tende a risparmiare i tessuti normali, la radioterapia è utile quando un tumore non può essere asportato perché l'intervento chirurgico danneggerebbe tessuti vitali contigui, o perché ha iniziato a infiltrarsi in strutture vicine non sacrificabili. La radioterapia è, inoltre, estremamente utile come palliativo (sollievo temporaneo), soprattutto nei tumori metastatici.
Le radiazioni possono, inoltre, essere un valido supporto per la chirurgia. L'irradiazione preoperatoria può sterilizzare rapidamente le cellule tumorali e impedire loro di proliferare durante l'intervento. Inoltre, può ridurre il tumore e facilitare l'intervento, oppure rendere operabile un tumore altrimenti non operabile. In altri casi, la radioterapia viene utilizzata dopo l'intervento.
L'azione della radioterapia si basa sul fatto che le radiazioni ionizzanti, elettromagnetiche o di particelle, distruggono i tessuti. Le radiazioni elettromagnetiche comprendono i raggi gamma, emessi dal decadimento radioattivo, e i raggi X, prodotti quando un fascio di elettroni colpisce un bersaglio di metallo pesante. Le radiazioni di particelle comprendono fasci di elettroni, protoni, neutroni, particelle alfa (nuclei di elio) e mesoni pi negativi (pioni). Un'eccessiva esposizione a radiazioni può essere causa di formazioni tumorali.
8.3 Chemioterapia
La chemioterapia consiste nella terapia del cancro con l'impiego di farmaci specifici. Poiché i farmaci si distribuiscono in tutto l'organismo attraverso la circolazione sanguigna, la chemioterapia si impiega nei tumori che si sono diffusi in zone difficilmente accessibili con la chirurgia o la radioterapia. Vengono utilizzati diversi tipi di farmaci anticancro che agiscono prevalentemente interferendo con la sintesi del DNA e con la divisione cellulare. Pertanto, le cellule che si moltiplicano rapidamente, come quelle cancerose, sono più vulnerabili alla chemioterapia. Le cellule del midollo osseo e quelle che rivestono l'apparato digerente sono le cellule normali che proliferano più rapidamente, e anche quelle che vengono colpite con maggiore intensità dalla chemioterapia e che, pertanto, limitano la dose tollerabile della maggior parte dei chemioterapici.
Per essere trattato con successo, dunque, un tumore deve avere una sensibilità al farmaco superiore a quella del tessuto normale più sensibile. Fortunatamente le cellule sane del midollo osseo si dividono più velocemente delle cellule maligne e, pertanto, recuperano più rapidamente. Ciò permette di ripetere un ciclo di cura con un particolare farmaco prima che il tumore sia ricresciuto in modo considerevole.
I cicli ripetuti possono indebolire sempre di più il tumore prima che sviluppi resistenza. Alcuni tumori, ad esempio il cancro dell'utero, la leucemia acuta (soprattutto nei bambini), il linfoma di Hodgkin e il linfoma gigantocellulare, il carcinoma del testicolo e molti tipi di cancro dei bambini sono così sensibili alla chemioterapia che in un'alta percentuale di casi possono guarire. Spesso, al momento della diagnosi, questi tipi di cancro sono già diffusi nell'organismo e non possono essere trattati con terapie differenti. Altri tipi di cancro, anche se avanzati, rispondono bene alla chemioterapia e possono essere tenuti sotto controllo a lungo; la chemioterapia, in questi casi, è spesso usata come palliativo.
Due problemi importanti che limitano l'impiego della chemioterapia sono la tossicità e la resistenza dei tessuti tumorali all'azione farmacologica. Contro questi due fenomeni, tuttavia, sono stati compiuti numerosi progressi. È, ad esempio, importante iniziare la terapia il più presto possibile, impiegare la dose ottimale di farmaco e somministrare cicli ravvicinati, pur dando al paziente la possibilità di riprendersi da possibili effetti tossici dei farmaci.
Inoltre, può essere efficace l'associazione di più farmaci, e attuare la cosiddetta chemioterapia di combinazione, che impiega numerosi farmaci (spesso 3-6 per volta), ognuno dei quali ha un diverso meccanismo d'azione (il che rende meno probabili fenomeni di resistenza) e una diversa tossicità (cosicché ognuno può essere somministrato alla dose ottimale).
È possibile somministrare alte dosi di chemioterapici se si prevede un trapianto di midollo osseo. Ciò avviene soprattutto nel trattamento della leucemia; sono in corso studi che riguardano la possibilità di seguire la stessa procedura in altri tipi di cancro.
La chemioterapia può essere adottata in combinazione con la chirurgia o la radioterapia e spesso viene impiegata come supporto dell'intervento chirurgico, con somministrazione dopo l'intervento. Questo tipo di terapia ha aumentato notevolmente le guarigioni dal cancro della mammella. Lo scopo principale della chemioterapia di supporto è eliminare le micrometastasi (ossia colonie di cellule cancerose di piccole dimensioni) che potrebbero essersi formate prima o durante l'intervento. Di recente, la chemioterapia è stata usata prima della chirurgia come terapia neoadiuvante, per ridurre le dimensioni del tumore, rendendo più facile l'intervento operatorio.
8.4 Terapia ormonale
Molti tipi di cancro derivanti da tessuti la cui fisiologia dipende dall'azione di ormoni, come mammelle, prostata, endometrio (rivestimento interno dell'utero) e tiroide, rispondono al trattamento ormonale, che comporta la somministrazione di vari ormoni con azione inibente sulla crescita tumorale. In particolare, sembra che l'assunzione di ormoni femminili possa costituire una terapia per il cancro della prostata, e di ormoni maschili o femminili per quello della mammella. È possibile anche asportare chirurgicamente la ghiandola produttrice dell'ormone che agisce sull'organo in cui risiede il tumore, determinando una maggiore velocità di sviluppo del tumore stesso.
8.5 Altre terapie
Attualmente si stanno profilando nuovi e promettenti approcci alla terapia del cancro. Ad esempio, per modificare la risposta dell'organismo (e soprattutto del sistema immunitario) al cancro vengono impiegate sostanze note come modulatori della risposta biologica. Un altro approccio utilizza composti in grado di stimolare in modo specifico cellule che possono attaccare le cellule maligne. Il miglior esempio è l'uso della sostanza nota come interleukina-2 per stimolare i linfociti citotossici attivati dalla linfochina (cellule LAK). La ricerca si sta, inoltre, occupando di antigeni tumorali specifici, contro i quali è possibile attivare degli anticorpi. Questi anticorpi antitumorali potrebbero essere usati per trattare il cancro sia direttamente che in combinazione con un chemioterapico, in quanto l'anticorpo potrebbe identificare la cellula maligna e attaccarvisi, portando così il farmaco direttamente sul bersaglio.
Un altro settore di ricerca in espansione è quello della terapia genica, che impiega vari metodi per introdurre materiale genetico nel tessuto canceroso e per renderlo, così, più facilmente riconoscibile da parte del sistema immunitario. La terapia genica può, inoltre, rendere le cellule cancerose più vulnerabili alla chemioterapia o introdurre nuovi geni nei linfociti T per renderli più attivi. Sono in corso studi sullo sviluppo di vaccini, basati sull'asportazione di cellule dal paziente e sul loro trattamento in laboratorio, in modo che secernano una proteina in grado di stimolare il sistema immunitario. Le cellule vengono prima sottoposte a radiazioni che ne bloccano i processi di divisione (mitosi) e, quindi, iniettate al paziente.
Anche se guarito, il paziente che ha avuto il cancro può restare gravemente invalido o mutilato. Per restituire a questi pazienti la miglior qualità di vita possibile vengono oggi utilizzate numerose tecniche riabilitative ed eseguiti interventi di chirurgia ricostruttiva. Per il paziente che, invece, non guarisce, la terapia palliativa può offrire sollievo e permettere una buona qualità di vita per mesi o anni. Dolore e depressione sono tra gli effetti collaterali più comuni e difficili da risolvere del cancro, anche se oggi entrambi possono essere alleviati molto più che in passato; tali aspetti risultano particolarmente gravi nel malato terminale, ossia nel malato di cancro in cui la malattia ha invaso gran parte dell'organismo e l'organismo non reagisce alle terapie.
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