In
Molise, nonostante lo spopolamento dei paesi, lincessante uniformazione
culturale e altri motivi di ordine pratico, i fuochi cerimoniali resistono.
In questa sede, nei limiti del possibile, proverò a rispondere agli
interrogativi che mi sono posto in precedenza, per cercare di capire come
riti di falò così ancestrali siano giunti fino al nostro tempo,
accesi in particolari date a cui il mondo agro-pastorale assegnava notevole
importanza e forte ossequio e quali sono i principali significati che vi si
ravvisano oggigiorno.
Il fuoco, che secondo gli studiosi è una delle più grandi scoperte
delluomo, dopo essere stato addomesticato, fu motivo di
attrazione e sollecitò linteresse ad incontrarsi e stabilire
relazioni. Favorì lunione dei gruppi e giovò al focolare
domestico che diventò indispensabile per cuocere i cibi e necessario
per rafforzare i vincoli familiari, vera linfa per la vita della comunità.
In realtà, lutilizzo e la conservazione del fuoco, rappresentarono
una innovazione sostanziale per lassetto, la strutturazione e i rapporti
economici, civili e sociali.
In conseguenza di ciò, si può immaginare che dalla sua scoperta
ad oggi, la misteriosità del fuoco, ha tramandato uninfinità
di avvenimenti mitici e straordinari che hanno dato luogo a espressioni rituali,
pratiche simboliche e a un rinnovarsi nel tempo di cerimoniali, usanze, consuetudini
e tradizioni.
Il fuoco ha simboleggiato la forza rinnovatrice per antonomasia. Fra le grandi
civiltà indoeuropee, le ardenti fiamme esprimevano purificazione, rinnovamento,
forza primordiale e energia vitale, nonché carica propiziatoria e fecondante.
Le prerogative affidate maggiormente alla valenza dei falò rituali
erano quelle di eliminare le tenebre, il tetro, il malato, il guasto e linvecchiato,
a favore di luce del giorno, luminosità, chiarore, calore e vampa.
I fuochi sulla terra spesso venivano assimilati al sole con tutte le sue caratteristiche
e peculiarità. Potenza e calore dellastro diventavano simbolo
di nuova nascita e fertilità di uomini, piante e animali.
A parere di alcuni studiosi le feste del fuoco hanno significati comuni, per
cui si riscontrano elementi simbolici e principi semantici simili.
Il fuoco, ovunque, nel corso dei secoli, ha rappresentato per gli uomini il
divino, quale forza distruttrice e purificatrice. Secondo la notissima leggenda
di Prometeo, fu rubato a Zeus e consegnato agli uomini che ne avevano urgente
bisogno.
Il fuoco è anche mediatore e il fumo che sale verticalmente è
il messaggero divino fra terra e cielo.
I falò rituali ripercorrono la sequenza vita-morte-rinascita, come
lastro solare, che spunta, cala e risorge. Una rigenerazione cosmica,
somigliante ai falò che, puntualmente ogni anno, vengono riaccesi per
sbarazzarsi del fuoco vecchio. Secondo consolidati principi, le
fiamme novelle annunciano un tempo nuovo, designato proprio dal rituale che
ne segna il passaggio ed è preludio di rifondazione, emblema
di purezza e auspicio per il futuro della comunità. È quindi
importante riproporre periodicamente laccensione dei falò per
opporre ad una morte simbolica, la rinascita, che sprigiona la forza giovane
e viva.
Tantè vero che i fuochi sacri, presso alcuni popoli, dovevano
rimanere sempre accesi per assicurare alla collettività tutte le specificità
della fiamma. Il fuoco, allora, deve essere spento e acceso mediante lapposito
rituale che serve a preservare ogni negatività e a favorire abbondanza,
benessere e prosperità.
Per la fondamentale valenza simbolica e apotropaica, i fuochi e i riti del
mondo agricolo e pastorale legati al ciclo annuale della produzione e del
lavoro, si celebravano in precise date o periodi che abitualmente corrispondevano
con le fasi interessate dalla coltivazione, dai raccolti o da particolari
avvenimenti cosmici. Come abbiamo potuto osservare, i solstizi e gli equinozi,
legati allapparente cammino del sole, erano fortemente riveriti nel
calendario rituale contadino che affidava alla luce del giorno unimportanza
vitale.
Secondo regole precise del mondo popolare, ogni ricorrenza doveva essere accolta
con gioia e vissuta intensamente perché rappresentava una garanzia
e racchiudeva una serie di forze magiche foriere di fortuna, floridezza e
abbondanza.
Da circa un paio di millenni, dallimportantissimo passaggio dal paganesimo
al cristianesimo, molte ricorrenze si sono innestate su feste antichissime,
sostituite nel tempo da solennità dedicate a particolari santi e Madonne
a cui il mondo cattolico, con il passare degli anni, ha continuato ad affidare
un ruolo di aiuto e protezione ispirato a religiosa devozione, purezza di
animo e rettitudine esemplare.
Come ho già avuto modo di osservare, il Molise è stato interessato
dai movimenti religiosi benedettini e francescani che hanno promosso, adattato
e intensificato, feste e ricorrenze per avvicinare, soprattutto il popolo,
alla parola di Dio.
La povertà e la miseria in cui versavano i contadini e i pastori della
nostra terra costituivano motivo di sentita devozione popolare e per loro
la festa è diventata una vera e propria esigenza poiché, «Rappresenta
una risposta e insieme la rivalsa delluomo nei confronti della propria
condizione di limitatezza e precarietà esistenziale». Essa
esprime [
], attraverso richiami, formule, gesti, comportamenti simbolici,
linsieme delle realtà collettivamente auspicate, ambite, invocate
per annullare quel negativo e realizzare il suo totalmente opposto.
Attualmente, le cerimonie del fuoco che erano connesse a concetti di purificazione,
rigenerazione, fertilità, morte, rinascita e misteriosità, raramente
ci fanno scorgere gli elementi simbolici che le hanno originate o che si sono
aggiunti nel corso dei secoli, a discapito di nuovi comportamenti, di una
società diversa, che ci stimolano a esaminare il perché, falò
e torce, continuano ad ardere alle soglie del terzo millennio.
In Molise, i fuochi e le date di celebrazione, pur non avendo più un
legame stretto con i lavori e le festività del calendario rituale contadino,
sono rimasti pressoché intatti e solo in qualche circostanza si possono
ipotizzare spostamenti dovuti a influssi religiosi, specialmente francescani.
A mio avviso, hanno influito maggiormente leconomia di tipo agro-pastorale
e lisolamento della nostra regione, con relativa esclusione dai rapporti
e contatti con i grandi sistemi economici e produttivi.
I riti in genere e in particolare quelli del fuoco, forse perché gran
parte dei paesi sono piccoli e non hanno risorse, non sono finiti nel vortice
dello spettacolo a tutti i costi. Probabilmente, uneccezione
è costituita dalle ndocce di Agnone che sono state ammirate a livello
italiano e internazionale quando, nel 1996, hanno sfilato in Vaticano, al
cospetto di Giovanni Paolo II.
Le cause della diminuzione o la scomparsa dei falò rituali, più
volte evidenziate e rimarcate, hanno suscitato non poche inquietudini in quei
paesi che le hanno subìte. In più di una circostanza, lo scatto
di orgoglio è servito per dar vita a associazioni ricreative e culturali
che si sono impegnate nel recupero di riti e tradizioni locali. Però,
aldilà di alcuni contributi validi e scientifici, il panorama demologico
molisano, per la sua autenticità, meriterebbe sicuramente più
attenzione e studio da parte degli organismi di ricerca preposti.
Se i fuochi non esprimono più certi significati, non ci
rimane altro che ipotizzare quali sono i motivi per cui si continuano ad accendere.
Trattandosi di vere e proprie feste, hanno lo scopo di favorire le relazioni
sociali e di divertire, in realtà, quando i cerimoniali sono accompagnati
da sagre e degustazioni, allettano di più e invogliano quanti vi partecipano
a stare insieme in allegra compagnia. Anche perché, festività
piacevoli e improntate alla semplicità di una volta, sono ormai scomparse.
I fuochi accesi in particolari date, dedicate ai santi o alle Madonne, sono
motivo di contemplazione e di preghiera per le poche persone anziane che vi
si accostano intorno. Anche i tizzi del fuoco sacro sono riportati a casa
solamente da alcuni vecchietti. I più giovani, difficilmente, ravvedono
in tali cerimoniali, verità di fede e credenza religiosa.
Con molta probabilità, il principio fondamentale che mantiene in piedi
buona parte dei riti, compresi quelli del fuoco, è la voglia di non
farli scomparire, come spesso avviene. Il discorso è quanto mai attuale
in una società come la nostra che vuole rendere conforme lingua, usi
e comportamenti sociali a un modello dominante. Perciò, come non mai,
diventa essenziale per ogni comunità recuperare, attualizzare e testimoniare,
lesistenza di sé stessa e lidentità3 di ogni suo
componente, perché perdere così importanti peculiarità,
significa anzitutto, non avere più unanima.